In questa mattinata assolata, approfitto di una breve pausa dalle attività lavorative per condividere un breve pensiero formulato da un maestro di Aikido, che rispecchia in maniera esaustiva la filosofia di Ōsensei Morihei Ueshiba ( il fondatore dell'Aikido).
La seguente riflessione concerne una delle tecniche, se così si può dire, basilari dell'Aikido la "Ukemi" cioè la caduta, dice così:
Scoprire la nostra paura, guardarla in faccia, assaporarla è il primo passo. Un passo brutale forse, per andare incontro al nostro corpo, ma sicuramente efficace. La caduta, la ukemi è un atto estremo e senza ritorno, non si può fare a metà. O si o no, o dentro o fuori, nessuno può decidere per noi; l’onore e l’onere sono solo nostri, anche se preferiremmo delegare.
Cadere ci obbliga quindi a scegliere, a “prendere la nostra vita nelle nostre mani”, ma ci insegna anche a “lasciarci andare”, perché non si può fare una ukemi decente senza rilassarsi, senza “essere morbidi”. Ciò che è rigido si rompe, ciò che è flessibile si adatta. La ukemi ci insegna (e ci dimostra) che in alcune situazioni è meglio “cedere” piuttosto che affrontare il muro contro muro, e che una piccola sconfitta può condurre a una grande vittoria
Ancora, attraverso la ukemi, scopriamo che se “ci lasciamo andare” una situazione paurosa può trasformarsi in un momento piacevole (ed a volte persino divertente o esaltante), e questo – come tutto quanto detto prima e quanto diremo dopo - vale tanto sul tatami quanto fuori, sempre ricordando O’Sensei Ueshiba Morihei che, come tanti altri Maestri, invitava a “fare dell’Universo il vostro Dojo”.